La prima carta di un certo dettaglio porta la data del 1878 e il nome Foglino. La scala originale è 1:50.000, vale a dire che 1 cm della carta corrisponde a 500 metri sul terreno.
I segni e simboli topografici sono scarni e a prevalere sono tre elementi, certamente antichi: domina la Selva, i solchi tortuosi dell’acqua (ma i più importanti già portano evidenti le tracce dell’intervento dell’uomo), e infine le piscine, pozze palustri interne alla Selva.
Nomi e geometrie indicano, a dispetto di un ambiente da sempre raccontato come ostile, inaccessibile, una presenza umana capace di un lavoro rude e determinato. Soprattutto capanne, lestre e confini. Non ci sono strade, a parte gli stradoni tra Passo Genovese, Baraccone Barabini eCasale di Fogliano, per il resto solo piste, tratturi e qualche passo attraverso i corsi d’acqua.
Accanto ad un canale rettilineo, il Fiumetto, scorreva il vecchio Astura via d’acqua destinata al trasporto che collegava Le Ferriere e Conca (poi Borgo Montello) al mare. Il fiume Astura, che nelle mappe più antiche è riportato a volte come Cavata, era certamente molto più ricco d’acqua rispetto ad oggi. Attualmente infatti le piogge che cadono sui Colli Albani anziché raccogliersi nel fiume naturale defluiscono verso la costa attraverso il canale di bonifica delle Acque Alte (Canale Mussolini), conosciuto anche con il nome di Fosso Mascarello.
In quella che più di 100 anni dopo sarà la discarica, sino alle rive dell’Astura, è un fitto bosco di cerri. È parte del Bosco di Conca, ma qui è controllato, delimitato da confini netti, forse per ricavare spazi produttivi al bordo del Fiume. In realtà la parte fertile e gli spazi veri sono sulla riva opposta, quella occidentale, poi Valle dell’Oro. Qui non sono indicate né capanne né lestre e la più vicina è Lestra S. Antonio. Il luogo della discarica riporta il nome Colle del Pero con quota di 26 metri, nel mezzo della Cerreta, a margine del tratturo che collega la Lestra S. Antonio con Monte Falcone (alto 35 m) la piscina Creta Rossa.
Verso sud, ai piedi del boscoso Colle del Pero, c’è la piccola valle denudata d’alberi del fosso di S. Antonio con l’omonima Lestra e gli acquitrini. Il lago di S. Antonio non è ancora presente, comparirà nella carta successiva, quella del 1926.